Alcune delle patologie dolorose più diffuse – come il mal di schiena e il mal di testa – vengono solitamente trattate con terapie farmacologiche che però si limitano a curare i sintomi senza agire sulle reali cause. La Terapia Neurale capovolge l’approccio cercando di intervenire proprio sulle cause.

In Italia si stima che 15 milioni di individui soffrano di mal di schiena e 26 milioni di mal di testa.

Al momento chi soffre di queste patologie solitamente ricorre alle cure farmacologiche che intervengono sui sintomi e non sulle cause. E se fosse già disponibile una terapia senza uso di farmaci che capovolgesse questo approccio spezzando il legame dolore/farmaco?

Chiariamo prima un concetto: la  Terapia Neurale è un metodo diagnostico e terapeutico che permette la regolazione del Sistema Nervoso Autonomo e mira ad individuare le cause delle patologie e, quando possibile, rimuoverle.

Il Sistema Nervoso Autonomo ha un ruolo fondamentale nel nostro organismo dato che regola, ad esempio, la respirazione e la circolazione sanguigna (e tanti altri sistemi) anche mentre dormiamo. Spesso a causa di stress o di un qualunque evento traumatico (fisico, psicologico o misto) questo delicatissimo sistema può “stararsi”. Da questo squilibrio possono nascere sintomatologie dolorose .

Conosciuta da quasi un secolo, essendo stata scoperta quasi per caso dal dottor Huneke nel 1925, la Terapia Neurale o Neuralterapia si basa sull’assunto che elementi di disturbo – che possono essere ad esempio cicatrici (da ferita/taglio, da operazioni chirurgiche), focolai infettivi o infiammatori cronici (denti devitalizzati, tonsilliti, sinusiti, corpi estranei, traumi, ecc.) – possano provocare dolori e patologie, anche in parti molto distanti dal punto scatenante: per esempio, una cicatrice da taglio in un piede può causare dolori alla testa.

Come interviene la Terapia Neurale?

La Neuralterapia agisce “togliendo i blocchi” e lasciando che il sistema si riequilibri da solo. La chiave dell’intervento terapeutico è la diagnosi, che non può prescindere da un’anamnesi accurata del paziente.

Vanno valutati eventuali traumi, ferite e cicatrici, seguirà una visita altrettanto accurata, che servirà a individuare le zone del corpo che si possono andare a sbloccare con una serie di microiniezioni, quasi totalmente indolori, di procaina.

Quest’ultima, pur essendo un anestetico, in questo caso non viene utilizzata in quanto tale, ma ad essere sfruttate sono le caratteristiche dei due componenti in cui si scinde – acido para-amminobenzoico e dimetil-amino-etanolo – in grado rispettivamente di ridare polarità alle cellule e di riattivare la microcircolazione.

I risultati positivi sono immediati, in genere fin dalla prima seduta. Va sottolineato che si tratta di qualcosa di totalmente diverso rispetto alla terapia del dolore, nel qual caso si cerca di andare a neutralizzare il dolore, mentre in questo caso l’obiettivo è ripristinare le risorse del paziente che sono bloccate.

Si tratta di una terapia assolutamente personalizzata  che deve essere realizzata sul singolo paziente: non esiste un protocollo che funzioni per tutti; al mondo siamo 7 miliardi e mezzo di persone con impronte digitali, iridi e storie, tutte diverse l’una dall’altra. Va da sé che ci saranno 7 miliardi e mezzo di terapie differenti.

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